Io, i miei PAZIENTI e i loro PROPRIETARI: il capitolo 46 è attualità di questi giorni

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Il nostro iscritto Professor Franco Mantelli, autore del libro Io, i miei PAZIENTI e i loro PROPRIETARI, ci segnala con forte rammarico e disappunto che il 29 luglio è stata strappata a Champoluc, una locandina che aveva affisso due giorni prima per pubblicizzare il suo libro.
Decide quindi di dedicare all’anonimo vandalo, il capitolo 46 (“il Dolore“) del suo libro.
Buona lettura.

 

(omissis) Quello che sto per raccontarvi è un fatto che mi è realmente accaduto, anche se vorrei che non fosse…..mai accaduto.
E’ un bel sabato di luglio. Primo pomeriggio, superstrada Milano Lecco, traffico intenso, sole cocente, un leggero venticello attenua la calura.
Ci sono tutte le premesse per goderci un bel fine settimana di pace e tranquillità, stremati come siamo dall’afa e dal caos della metropoli.

 

L’ansimare di Golia, il nostro cane, ci fa capire che anche lui é stufo del viaggio e che non vede l’ora di farsi un bel bagno nel lago. Ed é proprio girandomi verso Golia, per rassicurarlo che la meta è ormai vicina, che intravvedo dall’altra parte della strada una macchia scura; la velocità dell’auto ed il traffico non mi permettono di vedere meglio, il dubbio mi assale: sarà stato uno straccio perso da qualche camion ……o qualcosa d’altro?

 

Per fare inversione di marcia dobbiamo andare quasi fino a Lecco. Il ritorno é silenzioso, procedo lentamente per non oltrepassare il punto esatto. “Sarà senz’altro un oggetto perso da qualche camion, penso fra me per rassicurarmi”. Ma nessuno parla.

 

Non era un oggetto….

Facendo la nostra professione é indispensabile munirsi di una certa dose di quella “indifferenza” che permette di conservare la propria obbiettività di fronte ad un caso clinico particolarmente coinvolgente.

Ma quando è troppo….è troppo.

 

Un arto anteriore era evidentemente fratturato, così pure un arto posteriore dove i tessuti erano ampiamente lacerati ed un moncone del femore fuoriusciva dalla ferita. Una miriade di larve di mosca completavano lo scempio. Il povero cagnolino respirava a malapena, completamente disidratato per la sua impossibilità di procurarsi l’acqua e per le abbondanti perdite di sangue.

 

Così si torna a Milano, gli amici aspetteranno, Golia sale davanti, anche se vietato, per lasciare un po’ di spazio al malcapitato.

Adagiandolo delicatamente su di un telo, per poterlo caricare, mi rendo conto che anche il bacino è rotto. Avrà 7 o 8 mesi.

Il traffico al rientro per fortuna é più fluido; il silenzio é totale, anche Golia sembra aver capito la situazione; intanto i pensieri incalzano.

 

Quando sarà stato investito? Le condizioni delle ferite, la necrosi, i “cagnotti” (larve di mosca), ci dicono che sono passati diversi giorni; per quale motivo a Natale non si proibisce il regalo di animali? Perché l’uomo è così bastardo da non trovare un minuto da dedicare al soccorso di una povera bestia? Di macchine, in direzione Milano, ne saranno passate migliaia e Lui non può aver fatto altro che pochi metri…..

 

Si sentiranno gratificati i “suoi padroni ” dopo aver ridato la non voluta libertà al povero cucciolone? Tutte queste domande mi martellano nella mente, purtroppo senza risposta.

Alle porte di Milano emettendo un flebile rantolo…il cagnetto muore.

Sicuramente chi lo ha abbandonato e chi non lo ha soccorso non leggerà mai queste righe; meno male……. non meritano neanche di essere disprezzati.